Specchiarsi davanti all'immagine
di ciò che non non si ha posseduto mai davvero,
mentre il cuore, silenzioso e malinconico,
avrebbe desiderato stringere,
anche solo per un attimo.
L'esperienza impolverata
negli scantinati del tempo ormai trascorso
ricorda alle ferite
che il dolore bruciante è sopito,
ma che quella cicatrice dipingerà
il corpo che la circonda
come pelle nuova,
ma mai stata immacolata.
Riecheggia l'urlo
di quelle arcaiche ferite
ogni volta che l'attenzione
elemosina uno sguardo,
il conforto
supplica una parola,
un abbraccio
implora mani
di restare a contemplare.
Ciò che non si ha mai avuto
non dovrebbe essere un problema
poichè non lo si conosce.
Ma se invece si desiderasse?
Ancora e un'altra volta ora?
Una mancata occasione è ciò
che rende il sentimento eterno
nella speranza che avvolge
la supposizione di chi ricerca con
determinazione ciò che pensa di volere.
Il fuoco che non arde è
quello che potrebbe scaldare più di tutte
le fiamme che hanno accarezzato
la pelle nella vita,
perchè rachiude in sè la potenza di un gesto
mai consumato:
incomprensibilità motrice della vita.
Nell'affanno della comprensione
le anime si accostano l'una all'altra
per non sentire l'eco che proviene
dal baratro della solitudine di ogni singolarità,
ma senza preoccuparsi realmente di capire,
sentire.
Il paradosso si consuma nella pretesa
di un'attesa.
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