La sapienza del mondo

Guardo il mare: le nuvole si stagliano grigie e adirate sulla distesa d'acqua agitata.
Non è molto freddo e la brezza, tipica di questo luogo, non riesce a penetrare nelle mie ossa, ma passa attraverso i polmoni.
La spiaggia deserta è testimone silente di un'agitata stagione autunnale: rami, lattine, calzature, resti di animali, tutto affine, parte di un'unica, tetra, rappresentazione.
Le onde irrequiete si frangono a riva, mangiando sempre più quella sottile lingua di sabbia rimasta, cambiandone colore all'occorrenza.
La salsedine leviga tutto ciò che incontra, anche i nostri animi, tristi ed irrequieti.
La tentazione di lasciare la mia voce, unendola al coro della sapienza umana, è irresistibile.
Mi abbasso, e con il dito sfioro la sabbia umida e molliccia. Penso a me, e le parole fluttuano attraverso il mio arto, che si trova a tracciare segni definiti dal senso compiuto delle mie pensieri.
Una frase stucchevole, decisa, importante: appena nata ha già trovato il suo spazio senza fare domande. Si è mescolata all'ambiente ed è in attesa di fondersi con l'arcana sapienza del mondo, come i suoi predecessori, sin dal principio, hanno fatto.
Tutto sembra allentare la tensione e le onde sembrano placare il loro perpetuo movimento.
Le nuvole si muovono e tra i toni di grigio sembra apparire un celeste acceso, che invita alla speranza.
All'improvviso, la forza delle acque incalza l'attimo di quiete e un'onda divampa sul segno tracciato tempo prima.
L'ansia sembra svanire e ciò che volevo pronunciare si è unito a tutti i discorsi già pronunciati.
Sento salire al cielo e immergersi in acqua e farsi largo tra i granelli di sabbia umida, quelle parole che dal cuore erano nate.
Un senso di pace si diffonde attraverso tutto il mio corpo.
Sorrido.