Erano passati oramai alcuni mesi dal nostro ultimo incontro, ma quella sera nata per caso, mi aveva celato qualcosa di molto importante.
Entrata nel locale, una fitta coltre di fumo ricopriva l'intero perimetro, facendomi capire che i festeggiamenti erano inziati da tempo e senza di me. Una musica assordante batteva forte nella sala accanto, ed io mi muovevo lenta tra la gente, cercando un posto dove poter sistemare la giacca e potermi sedere a contemplare il passaggio di amori appena nati.
Una figura alta, scura e leggera compare davanti a me.
Il cuore comincia a battere forte, ed il presentimento di conoscerla si fa sempre più forte dentro.
La tua immagine progressivamente più definita, delinea i tratti inconfondibili del tuo viso.
Hai un cappello.
Due occhi scuri, distanti, ma dolci, si interrogano sulla mia fisionomia. Mi avrai riconosciuta? Mi chiedo se la tua mente mi abbia già accantonata in qualche angolo remoto della tua sfera passata. Vorrei alzare la mano in segno di saluto, ma la tua freddezza blocca le mie dita alla poltrona e mi limito a seguirti insistentemente con lo sguardo. La sala è buia, e la musica copre i sospiri e le parole non dette, rendendo possibile ogni forma di immaginazione.
Te ne sei andata.
E' stato come un sogno ad occhi aperti, ed ora mi chiedo se ti ho davvero vista o se sei stata il frutto proibito di una mia troppo fervida immaginazione. 'Ciao...', una voce più che familiare mi sorprende alle spalle.
Sei tu.
'Ciao...credevo di averti vista prima, ma non ne ero del tutto sicura. In questo locale non si vede nulla!', rispondo nascondendo l'imbarazzo di non esserti venuta a salutare per prima. 'E' tantissimo che non ci vediamo, sembra passato un secolo. Sei qui da sola?', la tua curiosità ti precede sempre, ma provo un certo piacere nel sentirti pronunciare quella domanda. 'Come vedi...mi sono concessa un po' di pausa dalla vita!', rispondo scherzando, ma all'improvviso il mio volto si fa serio, 'avevo bisogno di riflettere, ho avuto molti pensieri'.
Tu.
Sempre e solo tu nella mia mente. Di giorno, di notte, nei sogni, nella vita. Ti avrei voluta nella mia vita sin da quel primo e timido incontro, ma non ho avuto il coraggio di modificare le mie sicure e stabili abitudini così all'improvviso.
L'hai sempre saputo, ed anche se eri tentata, forse, hai preferito non rischiare neanche tu.
'Posso offrirti da bere?', dici ad un tratto senza esitazione, incollando i tuoi occhi ai miei.
'Ahm, lo sai che non posso bere! Se no chi mi riporta a casa dopo? Dovresti sapere che effetto mi fa l'alcool !', lanciai una prima frecciatina per sondare il terreno, ma soprattutto per ricordare i vecchi tempi. 'Ad ogni modo ti accompagno volentieri, così parliamo un po'...', dissi speranzosa che accogliessi la mia alternativa.
Ci avvicinammo al bancone del bar ed ordinammo una birra ed un' acqua tonica, sotto lo sguardo svogliato del barman.
Eri così bella. Ed i tuoi occhi scrutavano in profondità la mia anima, è sempre stato così.
Tra le chiacchere del quotidiano, ci raccontiamo il vissuto precendente, cercando di omettere qualunque riferimento a fatti, storie, persone e possibili relazioni. L'imbarazzo? O solo il desiderio di dimostrare che niente e nessuno sarebbe mai stato importante in quel modo che abbiamo sperimentato solo noi? O forse ancora il puro desiderio di fare del male? A dire la verità mi sto ancora interrogando su questi possibili modi di reagire a situazioni di quel tipo, è sempre tutto così soggettivo.
Oramai la serata stava volgendo al termine, ed avendoti persa di vista, cercavo, annaspando un po', il mio cappotto sotto un mare di altre giacche abbandonate al loro destino. Dopo tante imprecazioni, con una musica sempre più moderata in sottofondo, sentii un braccio cingermi la vita, 'ti posso accompagnare a casa?'.
Anche se non capivo esattamente a che gioco stessi giocando, mi sentivo felice e lusingata da quell'invito, per cui oramai avevo perso ogni speranza. 'Immagino che tu sia con qualcuno', dissi prontamente, 'non ti preoccupare...comunque mi ha fatto davvero piacere rivederti'. Approfittai di questo saluto inaspettato, per lasciarti senza averti dato alcuna risposta e mi avviai verso l'uscita.
I passi risuonavano ovattati nell'aria, forse per il troppo freddo, pungente e sarcastico, mentre attraversavo il vialetto per raggiungere la macchina. Accendo il motore, alzo la manopola del climatizzatore per riscaldare l'abitacolo, riapro lo sportello ed esco. Mentre il motore si avvia lentamente, ammiro la notte così stellata, ma anche così scura e dentro me l'istinto mi dice che questa volta ti avrei persa per sempre. Salgo in macchina e macino chilometri per arrivare il prima possibile a casa, stendermi sul letto ed accorgermi che è stato soltando un sogno: uno splendido, ma lontano, lontanissimo sogno.
E' troppo forte l'irrequietezza che divide i miei sentimenti in due parti esattamente uguali, anche se contrapposte, alzo la mano e cerco il cellulare nella tasca della mia borsetta. Illumino lo schermo e comincio a digitare il tuo numero, che ricordavo ovviamente a memoria, senza sapere cosa e come ti avrei parlato.
Chiudo la comunicazione. Forse è meglio scriverti. Del resto è sempre stato il mio forte.
'Ciao, sono sempre io. Credo in realtà che dovremmo vederci. Passa da me, ti prego.'
Era una supplica? O solo il desiderio di rimediare alla stupidaggine che avevo commesso per orgoglio o chissà che altro? Arrivata a casa, speravo di trovarti già sotto il portone.
Non c'era nessuno.
Silenzio.
In lontananza riuscivo a sentire solo il rumore della corrente elettrica che illuminava i lampioni del vialetto, vicino al mio portone. Annusavo l'aria fredda e sentivo il profumo dell'erba verde e rigogliosa, nonostante la piena stagione invernale. Mi dava speranza, che ci potesse essere ancora un'ultima possibilità, ma come se non avevi neanche risposto al mio messaggio? Salgo le scale due a due ed apro il portone velocemente, pensando quasi di essere già sotto le coperte, per dimenticare l'accaduto, che già si stava trasformando in un incubo. Mi ritrovo ad indugiare sulla scelta del pigiama da mettere, avrei fatto qualunque cosa pur di aspettare fino all'ultimo momento di lucidità per controllare il cellulare.
Opto per una tuta. Pling!
Il cellulare.
Calma. Hai sentito bene.
Pling!
Un altro messaggio. Non è possibile.
'Mi hai convinta, sto arrivando...', 'sono sotto il tuo portone, non vorrei disturbare qualcuno. Mi apri?'
Apro il portone senza neanche controllare il mio abbigliamento non del tutto completo, e sento i tuoi passi che rimbombano nel pianerottolo.
Il tuo viso, il vestito che avevi questa sera, in mano il tuo cappello.
Sei tu.
'Ciao...', mi dici con la voce più dolce del mondo. Ti ho sentito così solamente una volta da quando ti conosco. 'Ciao, non credevo saresti venuta, infatti mi trovi un po'...in disordine', 'ti prego, entra'. Scivoli lentamente oltre la porta d'ingresso, lasci che io la socchiuda appena e dopo pochissimi secondi mi ritrovo con le spalle al muro e la tua bocca e i tuoi respiri ad un passo dai miei. Il cuore mi batte all'impazzata e una corsa di brividi mi percorre la spina dorsale.
Ti bacio. Mi baci. E ci accorgiamo che è solo un dolcissimo inizio di qualcosa che è già cominciata molto tempo prima.
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