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Pubblicate due poesie nell'antologia nazionale del concorso "La Poesia Nel Cassetto - V edizione".
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19 giugno 2004

Quella notte

Camminavo senza meta; all’improvviso quello sguardo.
I suoi occhi: profondi, scuri, sinceri, accattivanti.
Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
Con un gesto disinvolto, muove il capo verso me: i suoi occhi distrattamente incrociano i miei.
Abbasso lo sguado, ho il cuore che batte all’impazzata.
‘Lo avrà fatto per caso? O davvero si è accorta di me?’
Con impazienza, aspetto il momento più opportuno per non farmi vedere, cammino nervosamente tra la folla.
I suoi capelli.
Sono così lucenti, nonostante l’oscurità di una serata senza luna.
La brezza marina accarezza lievemente il mio viso.
Sento l’odore della salsedine e vorrei più di ogni altra cosa poterle tenere la mano.
Vorrei che fosse già mia, ma con passi fugaci si sta allontanando sempre più.
Ad un tratto, nuovamente il suo viso incrocia il mio.
Mi sorride, e con tutta la mia incredulità, torna verso il bar che mi è vicino.
Non è da sola.
Con pacata indifferenza mi avvio verso il bancone, scrutando attentamente la sala per trovare un tavolino.
‘Mi daresti una Coca per favore?’
Ordino sempre una Coca quando sono nervosa.
Mi siedo e con impazienza aspetto nuovamente il suo sguardo tra la folla.
Si è seduta in un tavolino poco distante con le sue amiche, e con noncuranza chiacchera del più e del meno.
E’ già così bella quando ride.
E’ la prima volta che mi accade di provare qualcosa di così inaspettato, e soprattutto è la prima volta che mi capita in un batter di ciglia.
‘Ecco il conto...ahm...signorina’.
detesto quell’espressione compassionevole stampata sul volto come a dire ‘sono-gentile-solo-perchè-sei-una-cliente-ma-se-potessi-ti-butterei-fuori-brutta-lesbica-rovina-clientela!’
Certo, magari a volte la mia aria un po’ sportiva può essere equivocata, ma non ho il diritto di essere giudicata solo per questo.
Scruto nuovamente tra la folla: se n’è andata!
Mi alzo di scatto pagando il dovuto al cameriere e mi muovo con agilità tra i tavolini e le persone nel locale in cerca dei suoi occhi. Non poteva essermi sfuggita così facilmente, non sapevo nemmeno il suo nome.
In strada, niente, il locale, assolutamente privo della sua presenza, dovevo rassegnarmi, mi ero giocata proprio una grande opportunità, forse non l’avrei rivista mai più.
Sconsolata decisi di ordinare qualcosa di caldo che mi riscaldasse l’anima, mentre lentamente scivolai verso il bagno.
Appena varcai la lussuosa porta del ‘restauro per signora’, rimasi a bocca aperta.
Lei era lì.
Si stava sciaquando le mani e con fare disinvolto e mi abbozzò un sorriso malizioso.
Incredula, ma decisa a non farla scappare di nuovo risposi al suo sorriso e con un pretesto qualunque cercai di rivolgerle la parola.
‘Con questo freddo proprio non si riesce a star fuori!’
‘Anche se personalmente adoro sentire la temperatura pungere la mia pelle’.
Una cosa più stupida non poteva venimi in mente, ma meglio essere semplici.
‘Effettivamente anch’io stavo camminando, ma ho preferito tornare indietro per riscaldarmi un po’ al bar...a dire il vero l’ho fatto anche perchè volevo incontrare una persona...’
A questo punto i fatti parlano chiaro, o questa ragazza aveva notato il modo con cui la stessi fissando da così tanto tempo, oppure era la più assurda coincidenza che mi fosse mai capitata.
‘Immagino aspettassi il tuo...ragazzo?’
Dopo essersi asciugata le mani, avanzò lentamente verso l’uscita e inevitabilmente verso me.
‘A dire la verità la cosa è un po’ strana perchè...La persona che sto aspettando...non lo sa!’
‘Credo non mi conosca nemmeno!’
Chiunque avesse ascoltato quella conversazione, ineluttabilmente avrebbe tratto delle conclusioni piuttosto pesanti in merito al nostro quoziente intellettivo, ma per me quelle parole volevano dire soltanto una cosa: quella persona ero io.
Cercando di controllare l’imbarazzo del momento e l’aumento improvviso di pressione mi decisi a buttarmi senza soffermarmi a pensare: l’avevo già persa per un attimo e mi sembrava che nulla più avesse senso, non potevo lasciare che si allontanasse ancora. La fortuna non bussa mai due volte alla stessa porta!
‘Mi piace questa tua spontaneità, e poi mi sei davvero simpatica...’
Che sto dicendo...pensavo tra me e me.
‘Senti, siccome sono da sola sia oggi che domani, se non sei troppo impegnata con questa persona che per altro non sa di avere un appuntamento con te, magari potremmo bere qualcosa, che so andare in un pub.’
Non ero troppo sicura di esser stata io a pronunciare quelle frasi, ma mi stavo contemporaneamente preparando al peggio: generalmente le belle ragazze come lei, non accettavano inviti improvvisi, soprattutto inviti fatti da altre ragazze!
Con sagacia la sua risposta:
‘Penso che andrò immediatamente dalle mie amiche per...abbandonare!’
‘Ti va di fuggire ora?’
Abbozzando un sorriso malizioso.
Credo che se non mi fossi appoggiata leggermente al lavandino il mio cuore sarebbe esploso ed io sarei caduta in uno stato di catatonico piacere.
‘Certo’ dissi mantenendo una più che finta compostezza.
‘Sgattaioliamo da qualche parte.’
‘Ti aspetto sul retro del locale.’
Addolcita sempre di più dal suo sorriso, mi avviai verso il retro con aria sognante, facendo caso alla sua dentatura.
Era la più bella che avessi mai visto.
Stavo diventando sempre più impaziente, perchè avevo fantasticato molto in quella frazione di secondo e già immaginavo cene a lume di candela e quanto di meglio la vita potesse offrire ad una coppia novella, quando intravidi la sua sagoma dal vetro opaco del locale.
‘Scusa se ci ho messo molto, ma ho dovuto inventarmi una spiegazione convincente.’
‘Non è facile superare il terzo grado delle proprie migliori amiche!’
‘Tranquilla’ risposi con un sorriso alquanto beffardo.
‘So cosa vuoi dire’ mentii.
‘Mi stavo godendo quest’aria fresca’, continuai a mentirle.
Approfittando di quell’aria tersa e pulita ci dirigemmo verso il bagnasciuga per respirare l’odore del mare.
Cominciammo a parlare del più e del meno:
‘Bhè’ esordii io ‘mi sei stata molto simpatica, ma purtroppo non ho un radar e...non so nulla di te. Cosa fai nella vita?’
Lanciai quella domanda non troppo diretta per rompere il ghiaccio delicatamente e per avvicinarmi a lei.
‘Mi viene da esser misteriosa con te..secondo te? A che professione mi vedi legata?’
Questo gioco cominciava a piacermi, voleva che la conoscessi!
‘Con la tua personalità e i modi così dolci e carini che ti ritrovi, non mi stupirei se tu fossi agli esordi di una promettente carriera nel mondo dello spettacolo.’ Le sorrisi cercando di non far trapelare l’imbarazzo dovuto alla prima carta che avevo giocato nei suoi confronti riguardo la sua bellezza.
‘Maddai! Smetti di prendermi in giro! Dovrebbe essere chiaro anche a te che non sono agli inizi!’
Ridemmo di gusto e facemmo scivolare lentamente i minuti, uno dopo l’altro, sino a quando notai che le luci dei negozietti cominciavano a spegnersi. Doveva essere abbastanza tardi. Guardando i suoi occhi, la stanchezza che ogni sera si impossessava del mio corpo sembrava si fosse volatilizzata di colpo e senza farmi troppe illusioni notai che neanche lei era stanca della mia compagnia. Decidemmo di passare ancora un po’ di tempo insieme.
‘Che ne dici di andare a prendere un bicchiere di vino in un’osteria o...un enoteca magari?’
Il vino mi avrebbe aiutata ad essere decisamente più espansiva.
‘Mi sembra una buona idea!’, ‘e poi’ aggiunse facendomi l’cchiolino ‘io adoro il vino. Riesco ad abbassare la guardia molto facilmente...’
Per un attimo credevo di non aver capito.
‘Ma voleva davvero abbassare la guardia con me, una perfetta sconosciuta??’. La mia incedulità si protrasse fino a quando non ordinammo la prima bottiglia di rosso e la vidi portare il prezioso calice da assaggio alle labbra sorseggiando la delicata miscela.
‘Sei un’intenditrice di vini?’ mi chiese guardando ancora il bicchiere.
‘Intenditrice non direi.’ ‘Diciamo che so scegliere il vino giusto per creare l’atmosfera, quando serve!’la guardai trattenendo il fiato, sperando che lei capisse quanto mi avesse colpita dal primo istante.
‘Secondo te ci siamo riuscite?’ domandò senza mezzi termini.
Cercai di controllare l’improvviso rossore alle guance, e in pochi secondi ringraziai di avere scelto un tavolino vicino ad un’illuminazione piuttosto fioca.
'Stiamo improvvisando bene', dissi sporgendomi leggermente verso di lei. Innavertitamente le sfiorai un gionocchio.
Con modi poco disinvolti il cameriere assegnato al nostro tavolo ci portò il vino ordinato poco prima, e con uno sguardo piuttosto assente ci esortò a provarlo per constatare se fosse stato di nostro gradimento.
Lo rassicurai con un cenno del capo e lo congedai.
Quel sapore così intenso, leggermente aspro, faceva contrarre le mie papille gustative. Il rosso scuro del bicchiere, per un attimo mi ha fatto sprofondare nella contemplazione del mio essere.
'A che pensi? Sei diventata assorta tutto un tratto'
'Nulla in particolare, stavo gustando questo vino così speciale e...'speravo non mi costringesse a continuare, avrei voluto non svelarmi così improvvisamente, ma non riuscivo a farne a meno.
'Continua ti prego',mi esortò.
'Bhè pensavo, che il vino è senz'altro buono, ma la serata sei stata tu a renderla speciale', dovevo buttarmi, adesso o mai più.
Cercai le sue mani tra le pieghe del centrotavola.
Con mia sorpresa, lei non esitò un istante nell’accarezzare le mie dita che mi diedero un brivido lungo la schiena.
Stavo vivendo una sitazione davvero surreale, non era mai successo che una bella ragazza volesse trascorrere del tempo con me senza avermi mai vista né conosciuta prima, eppure, nonostante l’imbarazzo e la novità di quella situazione, mi sentivo sicura e non mi sarei tirata indietro per niente al mondo.
Pensandoci bene però, ancora non sapevo se il suo cuore apparteneva a qualcuna e questo dubbio cominciava ad infastidirmi.
Fino a quando non mi decisi: ‘Posso farti una domanda personale?’;
‘Certo, che domande…’;
‘Ecco, mi chiedevo se…se…c’era qualcuno di importante nella tua vita…’
Il suo sguardo mi sembrò gelare e immediatamente fece irrigidire anche me. Probabilmente non avrei dovuto farle una domanda simile, del resto non era ancora successo nulla tra noi e come al solito, ho accelerato i tempi.
Ma ad un tratto, mi prese completamente alla sprovvista: la vidi armeggiare con la borsa a tracolla che aveva portato sino a quel momento aderente al corpo e dopo aver estratto qualche banconota per saldare il conto di una bottiglia che era appena stata stappata, mi prese la mano e mi esortò ad uscire.
Non riuscivo a capire quella reazione, probabilmente voleva comunicarmi qualcosa di molto personale, oppure si era solo stancata delle mie domande e voleva cambiare aria, quando appena fuori dal locale, mi spinse con le spalle al muro in una via che costeggava lo stabile ed appoggiò le sue labbra calde contro le mie.
Il mio cuore fu colto di sorpresa e cominciò a battere sempre più velocemente, io chiusi gli occhi e mi adagiai nel suo sapore dolce, premendo il mio corpo contro il suo.
Dopo quel lungo ed interminabile momento di passione, accarezzandomi la nuca, si staccò dolcemente da me, mi guardò fissa negli occhi e disse: ‘ Ti basta come riposta?’.
Annuii cingendola tra le mie braccia e la baciai nuovamente respirando il suo profumo così inebriante.

Fui svegliata dal profumo intenso di caffè americano che proveniva dalla cucina e dal timer della sveglia che non accennava a darmi tregua. Sentivo la mia testa pesante e confusa, ed avevo in mente un’immagine eterea, ma indimenticabile: la sua!
Che era successo? Non potevo avere sognato tutto quello che era accaduto la sera prima e così mi misi a correre per casa cercando qualche indizio che mi potesse portare alla mente un dettaglio illuminante: niente.
Tristemente mi versai il caffè e mi sedetti vicino alla finestra guardando fuori e maledicendomi per aver avuto sin da bambina una così fervida immaginazione.
Fortunatamente era domenica e non avevo impegni particolari, così decisi di riordinare un po’ l’appartamento e di godermi la giornata, che sembrava essere tersa anche se piuttosto fredda.
Dopo qualche ora mi ritrovai seduta nel solito bar sorseggiando una Coca. La gente annoiata della domenica pomeriggio camminava noncurante vicino alle vetrate del locale, quando ad un tratto mi sentii osservata e mi girai: era lei!

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